Come sancito dalla Costituzione e dalla Convenzione ONU: l’inclusione non è un atto di gentilezza, ma bensì un diritto delle persone affette da disabilità, il lavoro dell’ASACOM sta proprio in garantire questo. Nonostante le leggi, che tutelano questi soggetti, persiste una cultura sociale che tende a separare e considerare le disabilità come una diversità da gestire, piuttosto che una risorsa da valorizzare. Lo stigma è un nemico silenzioso della società moderna, diventa un vero e proprio modo di guardare, di isolare ciò che viene definito diverso, definendolo da ciò che “non può fare”;
Questo insieme di pregiudizi ed etichette limitano esponenzialmente la dignità della persona e spesso nell’ambiente scolastico ciò si traduce in luoghi comuni debilitanti e denigranti. Ciò non influisce solo sullo studente con disabilità, ma spesso colpisce anche la figura dell’ASACOM (Assistente Specializzato All’autonomia e Alla Comunicazione), rilegato ad una figura di “aiutante di un bambino problematico” piuttosto che un professionista educativo specializzato.
Il lavoro dell’ASACOM diventa dunque un “ponte” tra la classe e l’alunno affetto da disabilità, aiutando a vedere prima la persona che la disabilità.
Piccoli gesti quotidiani possono abbattere queste barriere
- Facilitare la partecipazione
- Stimolare l’autonomia
- Favorire le interazioni sociali
- Educare alla diversità fin da piccoli
- Collaborare con le famiglie
Ogni progresso, seppur minimo, è un atto concreto di inclusione reale, bisogna dunque abbandonare la logica dell’assistenza per abbracciare quella della partecipazione.
Abbattere queste barriere richiede molto più di rampe e ascensori, serve una vera e propria rivoluzione culturale, poiché quelle più difficili da superare non sono fisiche, ma invisibili:
- La pietà
- Il silenzio
- L’accettazione passiva
Una volta sancito ciò, ci rendiamo conto che il lavoro dell’ASACOM non è solo un privilegio destinato a singoli, ma bensì un investimento nella crescita collettiva.
In conclusione non bisogna scoraggiarsi davanti questo muro invisibile, ma unirsi nella stessa causa: costruire un’istituzione che non lasci indietro nessuno, dove ogni voce trova spazio e ogni differenza forza.